Nata dal più grande caso di crowdfunding agricolo, Mulinum è la startup calabrese che vuole salvare la ricchezza delle colture italiane.
L’amore per il proprio territorio, la minaccia della costruzione della più grande discarica in Europa, un mulino da salvare e la rete formata da tantissime persone con gli stessi valori: Mulinum è nata così, da questa concatenazione di elementi, perfetto esempio di come determinazione e unione delle forze possano generare realtà positive, da cui tutti, le persone così come l’ambiente, possono trarne benefici. Diventata adesso vera e propria azienda agricola, con 3 mulini attivi in diverse zone d’Italia ed un e-commerce avviato, ha come obiettivo ultimo “il rinascimento” dei grani locali del nostro Paese.
Un mulino da salvare: come è nato Mulinum
Stefano Caccavari è un giovane 27enne appena laureato in Economia Aziendale con il progetto di andare a lavorare negli USA, quando scopre che la sua regione, la Calabria, sta per diventare la casa della più grande discarica mai progettata in Europa. Compreso subito il rischio ambientale ne che sarebbe derivato, decide di mettere tutto il suo impegno nel salvare la sua terra, ideando inizialmente l'”Orto di famiglia“, ossia un grande terreno da affittare a quante più persone possibili, di modo da avere tanti interessati alla causa ad occuparsene.
E’ dal successo di questa iniziativa che, come racconta startupitalia.eu, Stefano si interessa della coltivazione del grano, e scopre che in Italia quasi tutte le specie locali sono state abbandonate per varietà più redditizie. Individua così un vecchio casolare a San Floro, in provincia di Catanzaro, e lancia un appello su Facebook per “salvare l’ultimo mulino a pietra della Calabria”: con 500.000 euro raccolti da 101 soci in appena 90 giorni, questa diventa la più grande raccolta fondi del settore agricolo, nonchè l’inizio della grande avventura di Mulinum.
Da quel primo sito, l’azienda agricola si è poi espansa, ridando vita ad antiche varietà di grano anche a Buonconvento, in provincia di Siena, Toscana, con l’obiettivo di arrivare poi al Mulinum Mesagne, in provincia di Brindisi, Puglia. Il grande salto è arrivato, in particolare, durante la quarantena, quando gli ordini sono schizzati da 30 al mese fino a 300 in un solo giorno: potendo contare su una bella squadra di menti giovani e appassionate, ed una catena di distribuzione in grado di arrivare in tutti gli angoli della Penisola, la startup si è così consolidata e può puntare ora verso ambizioni più grandi. Come quelle di recuperare mulini in altre regioni d’Italia e aprire una rete di forni in città.
Il rinascimento dei grani locali: tra biodiversità e agricoltura biologica
Il cuore della mission di Mulinum è quello di creare una filiera del grano controllata in ogni suo passaggio, “dal campo al prodotto finito”. In questo senso, il suo lavoro parte dalla terra, dalla riscoperta e dalla valorizzazione di tutte quelle specie di grano locali a rischio “estinzione” – dal Senatore Cappelli, al Verna, allo Iermano. Una spinta fortissima alla biodiversità, all’agricoltura biologica e all’abbandono di pratiche di alterazione genetica.
Si continua poi nel mulino, luogo di ritorno alla lentezza e alla conservazione di tutte le componenti nutritive dei chicchi, grazie all’impiego delle macine “La Fertè”, di origine francese, che garantiscono il massimo della qualità. Ottenute così pregiate farine integrali, è l’ora della panificazione: pane, pizze e biscotti vengono preparati nelle varie sedi con lievito madre e seguendo le ricette della tradizione. E, alla fine, si raggiunge il consumatore, tramite la rete di distribuzione diretta ai professionisti del settore, ma anche attraverso l’e-commerce e gli shop sul posto diretti al grande pubblico.
L’idea dell’azienda di Caccavari – che nel frattempo è stato nominato Cavaliere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella – è proprio quella di operare un “rinascimento” della coltura dei grani locali italiani, continuando a fare leva sul crowdfunding, in modo da coinvolgere persone realmente interessate alla causa e non solo al ritorno economico. Per questo, è stata istituita una raccolti fondi permanente, che fino ad ora ha permesso di raccogliere 1.436.000 euro, per un totale di 220 soci, che, come si legge sul sito ufficiale sono accomunati dalla volontà di “riscoprire le proprie origini, salvare la propria storia e contribuire alla tutela e alla crescita del proprio territorio”.